mercoledì 2 ottobre 2013

IV Novembre, conferma dell’Unità



IV Novembre, conferma dell’Unità

di Aldo A. Mola
31 ottobre 2010

Il IV novembre è la festa delle Forze Armate. Coincide con la vittoria dell’Italia nella Grande Guerra (4 novembre 1918). L’intervento in guerra non fu condiviso. Statisti eminenti, come Giolitti, erano contrari. Però la lotta per vincere unì tutti perché l’Italia rischiava l’indipendenza dagli stranieri e la difesa degl’interessi generali permanenti dei cittadini. Fu una prova durissima. Con enormi sacrifici, l’Italia vinse. Fu la vittoria della nazione. Va ricordata, non per “celebrare” ma per studiare e capire.


Capo dello Stato era Vittorio Emanuele III di Savoia. L’ascesa della sua Casa avvenne tra il Quattro e il Settecento nell’Europa fondata su Papato e Sacro Romano Impero. Vicario dell’Imperatore il duca di Savoia fu il primo tra i principi italiani. I Savoia  svolsero un  ruolo di primo piano nella difesa dell’Occidente cattolico contro l’avanzata dei Turchi, da  Lepanto alle vittorie di Eugenio di Savoia.
In tale cornice Vittorio Amedeo II ottenne il rango di re di Sicilia prima (1713), di Sardegna poi (1719): risposta italiana a quello di re di Prussia nel 1701 conferito  da Leopoldo I a Federico III Hohenzollern nel 1701. Dal 1792 Vittorio Amedeo III fronteggiò da solo l’offensiva della Repubblica francese, più aggressiva negli anni del Terrore e vittoriosa con l’Armata d’Italia del generale Bonaparte negli anni del Direttorio (1796). Nel 1837 Carlo Alberto depose il titolo di Vicario di un Impero che non esisteva più e si dedicò all’Italia.
L’identificazione tra Casa Savoia e Risorgimento italiano ebbe accelerazione nel febbraio-marzo 1848, con la promulgazione dello Statuto, l’affermazione dell’uguaglianza dei regnicoli  dinnanzi alle leggi quale ne fosse la religione e l’assunzione del tricolore italiano per bandiera del Regno.  La legislazione laicistica degli anni seguenti non mise in discussione le radici cattoliche della Monarchia, affermate nell’art. 1 dello Statuto, neppure quando venne arrestato ed esiliato l’arcivescovo di Torino. L’annessione dello Stato pontificio da parte di Vittorio Emanuele II (1859-1870) fu un conflitto tra Sovrani e non degenerò mai in guerra di religione. Perciò l’ingresso di Vittorio Emanuele II e dei suoi ministri o comandanti di armata nelle terre via via acquisite ottenne la consacrazione di cerimonie religiose solenni, senza pregiudizio per l’uguaglianza dei cittadini,  cardine della Casa  di Savoia alla guida del Risorgimento e garante dell’unificazione degli italiani: un capolavoro di equilibrio fra tradizione  e novazione, tra storia della Casa e futuro degli italiani.
Su quelle basi dal 1915 al 1918 l’Italia superò tre anni di guerra, con sei milioni di mobilitati: la “guerra della nazione”. All’estero nessuno credeva che l’Italia avrebbe retto la prova. Ce la fece e mostrò che l’unità non era capriccio di una minoranza, ma frutto della Storia. La salma di Vittorio Emanuele III, il “Re Soldato”, giace ad Alessandria d’Egitto. E’ ora di riportarla in Patria, con quella della regina Elena, sepolta a Montpellier. Il IV novembre ancora una volta deve unire, per capire e guardare avanti.

Tratto da : "Il Giornale del Piemonte"

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