Come si arriva al 24 maggio 1915
Dopo 10 mesi di guerra - situazione militare mondiale al
maggio 1915
Iniziata ad agosto del 1914, la Grande Guerra ebbe un inizio
movimentatissimo, ma dopo le grandi offensive e contro offensive, sia sul
fronte occidentale che su quello orientale, gli eserciti sui vari fronti si
fissano nelle trincee.
Ciò succede perché le tattiche campali utilizzate non hanno
più una coerenza con la moderna tecnologia bellica prodotta all’epoca.
Le operazioni militari, in terra per mare e nel cielo,
rispondono tutte alla stessa regola, che vede un equilibrio di tre forze :
Mobilità, Potenza di fuoco e la Protezione. Nel 1914, questo equilibrio è rotto
in favore della difesa, e i fronti si stabilizzano, perché nessuno ha più la
forza di vincere una battaglia penetrando in profondità in territorio nemico.
Basta infatti una mitragliatrice dietro un ponticello di
terriccio per bloccare un Battaglione. La po-tenza di fuoco espressa dalla
difesa insomma, non è più bilanciata dalla capacità di movimento e dalla
protezione degli attaccanti.
Tutti gli Stati Maggiori impegnati, cadono quindi in
depressione e riflessione.
Presa coscienza di ciò negli alti comandi, si hanno due
atteggiamenti generali, una è quello dell’attendismo dell’Intesa, l’altro è
quello di trovare una novità tale per cui il fronte si rimetta in movimento.
Francia e Gran Bretagna, potendo contare sull’alleato Russo che scatena
offensive a comando sul fronte opposto, restano in attesa che gli imperi
centrali vengano strangolati dal blocco economico e marittimo, gli imperi
centrali invece, consci della loro limitata autonomia economica a causa del
blocco operato dall’Intesa, cercano una diversa soluzione. I tedeschi puntano
sullo studio di nuove tattiche campali …che vedremo in seguito, gli Austriaci
invece pensano a nuove alleanze o accordi. È in quest’ottica che nasce la
proposta Austriaca di garantirsi pienamente la neutralità italiana offrendole
un compenso. Ciò avrebbe permesso all’Impero di liberare tutte quelle forze che
altrimenti venivano tenute in presidio sulla frontiera con l’Italia,
costituendo una riserva mobile da lanciare in battaglia.
L’Italia risponderà con una contro proposta, che ha lo scopo
di prendere tempo, perché il Governo e SM il Re, hanno già deciso quale dovrà
essere l’impegno italiano, si tratta solo di stabilire il quan-do ed il come
(vedere La discesa in campo dell’Italia)
E’ chiaramente una controproposta quella italiana, che ha lo
scopo di prendere tempo, perché SM il Re, ha già deciso quale dovrà essere
l’impegno italiano, si tratta solo di stabilire il quan-do ed il come.
Infatti l’Italia sta trattando parallelamente e freneticamente
nel segreto più assoluto con l’intesa il suo impegno sulla base di un patto,
definito poi “Patto di Londra” che prevede annessioni al Regno di territori
importanti. Vengono promesse le province austriache fino alla frontiera alpina
del Brennero, l’Istria, Gorizia, Gradisca, Trieste, la Dalmazia settentrionale,
Va-lona e parte del territorio albanese, la sovranità definitiva sul
Dodecanneso in Egeo e la provin-cia turca di Adalia in Asia Minore, oltre alla
possibilità di una ulteriore espansione coloniale in Africa da concordarsi in
seguito (Pag. 150 de “VE III, l’astuzia di un Re” di Antonio Spinosa)
A questo punto però, viene da chiedersi…
Ma perché l’Italia non accetta la proposta Austriaca che ha
il vantaggio d’essere a costo ZERO ?
Intanto perché non è una proposta a costo zero, (Vedere
Accordo preliminare del 27 marzo 1915) e poi perché Vittorio Emanuele III ha
chiaramente compreso che la guerra gli Imperi centrali non la possono vincere
per questioni strategiche e geografiche, e che quindi delle promesse di una
potenza sconfitta, all’Italia non sarebbe venuto in tasca nulla.
L’Italia entra quindi in guerra contro l’Austria per i
motivi su indicati il 24 maggio 1915.
Alle ore 03,30 del mattino, fanti italiani attraversano il
confine, preceduti dal tiro di artiglieria…
La dichiarazione di guerra era stata consegnata a Vienna il
giorno precedente.
Uno dei luoghi comuni che si usa più spesso per aprire
l’argomento e screditare fin dalle prime battute il “fatto storico”, recita che
il popolo italiano nel 1915 non sente l’ardore della guerra, che non la vuole,
e che non sente il bisogno di questa impresa. E’ quindi complessivamente
contrario. Ora nessuno penso abbia mai sentito il bisogno - tra il popolo - di
scendere in guerra, ne prima ne dopo di allora, ma non è corretto neppure
scrivere che gli italiani erano tutti contrari e che nessuno sentiva questo
“dovere”.
Basti pensare che i volontari inizialmente furono
numerosissimi, …arrivarono addirittura dall’estero. Quando gli emigranti ebbero
notizia che l’Italia era entrata in guerra, oltre 67.000 nostri connazionali
rientrarono in Patria volontariamente per arruolarsi e fare sentitamente il
loro dovere. Sono numeri che con l’attuale fiducia nelle istituzioni di questa
repubblica sembrano impossibili, eppure, questo era il sentimento di amore
vero, verso il proprio Paese. Questa l’unità di popolo che già allora
esisteva.
Dal canto suo, il Re parte per il fronte alla mezzanotte del
25 maggio, in sordina e quasi di nasco-sto, dopo aver lasciato a Roma come
Luogotenente del Regno, lo Zio Tommaso di Savoia, Duca di Genova.
Il 26 maggio, non appena giunto a Torreano di Martignacco
nell’Udinese prende residenza in una villetta che battezza immediatamente Villa
Italia. Da quel luogo scrive da soldato il Proclama alla Nazione.
Il proclama è rivolto in modo particolare ai soldati, e
riconosce nel nemico un avversario “agguerrito e degno”, e quanto fosse
“favorito dal terreno”.
Prevede una “tenace resistenza” ma si diceva certo che
l’esercito italiano avrebbe saputo superarla con “indomito slancio”
Nel proclama emerge chiaramente il rispetto per
l’avversario, e l’obiettivo da raggiungere : il completamento dell’Unità
nazionale.
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